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GIUSEPPE DE MARCO COMANDANTE DEI CACCIATORI IRPINI

di: Floridante BIZZARRO - da: "Paupisi nella storia" Ricolo Editore - Benevento, 1981

 

La rievocazione di Giuseppe De Marco, da Paupisi, è necessaria, perché la figura del grande Scomparso - molto luminosa per ardimento, valore e patriottismo - giganteggia sempre più col passare del tempo e splende, come astro di prima grandezza, nel firmamento del Sannio. GIUSEPPE DE MARCO appartenne ad una delle più cospicue famiglie di Paupisi, già casale di Torrecuso sino al 1748. Il suo ardente amore per l'indipendenza ed unità della Patria lo succhiò col latte materno. Infatti sua madre, CECILIA LENTI da Torrecuso, era figlia di GAETANO - "uno dei più accesi ed animosi carbonari" e capitano dei Militi nel 1820, - e sorella di DOMENICANTONIO - patriota e capitano dei Garibaldini, nel 1860. L'esempio dell'avo materno, quindi, influì in modo particolare sull'animo del nipote che nasceva il 5 agosto 1821, in piena reazione borbonica, dopo che il tripudio per la libertà conquistata - l'anno precedente - era stato soffocato nelle nostre popolazioni insorte, dalle baionette austriache ad Antrodoco (Abruzzi). Era bambino, nel 1825 e 1828, quando lo stesso nonno - dopo essere stato perseguitato - fu imprigionato e processato per i suoi altissimi sentimenti patriottici. Intanto la madre, in pena, si confortava ad educare il figlio al culto sacro della libertà, infondendo nel piccolo cuore i sentimenti di amor patrio. Le sofferenze patite dal nonno accrebbero il suo odio contro i Borboni, la cui corona "mostrava, invece di rubini, tre enormi macchie di sangue: gli spergiuri del 1799, del 1820 e 1848". Educato al culto della famiglia, del dovere e dell'amor patrio, era giovane quando scoppiarono - nel 1848 - i nuovi moti per la libertà. L'avo materno, purtroppo, era morto due anni prima! Il suo degno nipote, però, non potette dare - come desiderava - il proprio contributo agli insorti perché la provincia di Avellino - cui appartenevano Paupisi e gli altri Comuni dell'allora circondano di Vitulano - non rispose in quella circostanza - a differenza del 1820 - alle aspettative nazionali. Ma nel 1860 la stessa Provincia riprese il suo posto di glorioso passato: insorgendo contro l'odiato dominio borbonico, doveva contribuire, validamente, all'indipendenza ed unità della Patria. Il luminoso esempio del nonno materno - sempre vivo nei ricordi familiari - spinse subito il valoroso nipote ad organizzare, in tempo utile, un corpo di Volontari che diede un contributo decisivo nei giorni della Rivoluzione. E' nota la marcia trionfale dei Garibaldini di GIUSEPPE DE MARCO - comandante il battaglione dei Cacciatori Irpini - e di GIUSEPPE DE BLASIIS - comandante la regione del Matese - su Benevento, che dopo vari secoli - il 3 settembre 1860 - doveva essere per sempre riunita alla Madrepatria. La mancanza di spazio ci vieta di ricordare - come vorremmo - le principali tappe percorse dai Cacciatori Irpini, dal loro concentramento in Paupisi, nell'agosto del 1860, all'ingresso in Benevento; dalla cattura del maresciallo borbonico FLORES col suo Corpo d'Armata, presso Campanarello (fortunata cattura che facilitò l'entrata di GIUSEPPE GARIBALDI in Napoli), all'energica azione spiegata, in Ariano Irpino, contro i reazionari; dallo assegnamento, alla Divisione comandata da GIUSEPPE AVEZZANA, presso Maddaloni, al conflitto di Pettorano, presso Isernia (dove, per "l'imprudente impresa" di FRANCESCO NULLO, si coprirono di gloria); dal decreto dell'11 novembre 1860, con cui venne sciolto quel corpo di Volontari, all'opera prestata da molti di loro nella Guardia Nazionale, per la repressione del brigantaggio. Tutto ciò è stato trattato esaurientemente in: ALFREDO ZAZO "Il Sannio nella Rivoluzione del 1860. I Cacciatori Irpini " (Benevento 1927) - dotta, accurata e documentata monografia - che celebra le gesta di quei Volontari ed esalta l'eroica figura del loro organizzatore e comandante GIUSEPPE DE MARCO, che fu pure animatore del Comitato Vitulanese d'azione, promotore della nota Rivoluzione, membro del Governo Provvisorio di Benevento, colonnello di GIUSEPPE GARIBALDI e decorato di medaglia d'argento al valor militare per 1'ardimento dimostrato nella tragica giornata di Pettorano. ...... L'opera di GIUSEPPE DE MARCO - che era "vivacissimo, pronto all'azione, instancabile, azzardoso" - fu decisiva nei giorni della Rivoluzione. Le sue alte benemerenze patriottiche furono subito valutate da SALVATORE RAMPONE di Benevento - "vita ed anima della rivoluzione che la città pontificia aveva nobilmente compiuta - sino a volere che il DE MARCO - "l'unico non beneventano" facesse parte del Governo Provvisorio nel 1860, di cui egli era il presidente. Il decreto dell'11 novembre 1860 scioglieva "per imprescindibili esigenze nazionali" anche il Battaglione Irpino che, particolarmente, "si segnalò per la cattura del maresciallo CARLUCCIO FLORES e per il suo valore nella giornata di Pettorano". Esso rappresentava "la schiera più temeraria, composta di giovani arrischiati, di disertori pontifici, di gente provata agli sbaragli, fu la prima a gettarsi all'aperto a sfidare il pericolo". Il DE MARCO, dal 1861 al 1863, "spese tutta la sua energia per la repressione del brigantaggio che respinto dalla provincia di Caserta aveva fatto campo della sua violenza la Basilicata, il Principato Ultra e la provincia di Benevento". Egli, per "una caduta da cavallo mentre si trovava nella piazza d'armi di Molfetta", fu impedito di poter partecipare alla guerra del 1866 - come desiderava - per "farsi uccidere sul campo dell'onore". Ritornato a Paupisi - "fresca di acque e placida di ombra - che, nell'agosto 1860, vide rischiose adunanze di armati, preparativi di cartucce e di camicie rosse, udì canti ribelli, sentì il pericolo, contro cui restavano, unica difesa, le balze ardue della vicina montagna", il Nostro, "stroncato senza rimedio nel corpo, ma non del tutto nello spirito, segui - pur tra le vicende di un doloroso e mal giudicato episodio della sua vita - gli ultimi avvenimenti che davano alla Patria la sua unità". Giova ricordare che in quella circostanza il DE MARCO venne difeso nella Corte d'Assise di Napoli "dai più chiari oratori dell'epoca, quali NICOLA AMORE, FRACESCO ANTONIO CASELLA, ENRICO PESSINA, FRANCESCO GERARDI, ACHILLE DE NICOLA, PIETRO ROSANO, collegati tutti dai consigli del vecchio e sventurato pur lui, GIACOMO TOFANO, già tanto popolare nel '48, ed anche egli Paupisano. Però "lo proteggono dalla macchia d'un processo le non accresciute sostanze dei suoi, e la fine del giovane figlio caduto combattendo ad Adua". Già proprio il figlio GIROLAMO - capitano del 1 Battaglione Indigeno (maggiore TURITTO), morto sul campo dell'onore e della gloria il 1 marzo 1896, dopo dieci anni di servizio in Africa, dove era stato promosso e si era guadagnate due medaglie d'argento al valor militare - fu con il suo fulgido eroismo, il sublime servitore del processo paterno, sino a farlo obliare, rendendo così la memoria del Genitore - il 2 giugno a Benevento, per lo scoprimento del busto a SALVATORE RAMPONE e l'11 agosto 1935 a Torrecuso, per la inaugurazione della lapide ai Garibaldini del 1860 - degna di essere esaltata nelle smaglianti orazioni, pronunziate dallo stesso prof. ZAZO. Anche l'on. avv. ANTONIO MELLUSI - storico e poeta del Sannio - ricordò in svariate occasioni il DE MARCO ed i suoi Volontari: il 30 agosto 1903 a Benevento nel celebrare la data del 3 Settembre 1860 che segnò l'alba della liberazione di tale città dal secolare potere temporale e dell'unione alla nostra Patria; nella "splendida" monografia "L'origine della Provincia di Benevento" (Benevento, 1911); nel libro di versi "Il Tricolore a Benevento (Benevento, 1917), e nella documentata monografia "Un Cittadino beneventano - Il Deputato Pasquale Capilongo" (Benevento, 1925).

  Cippo alzabandiera dei Cacciatori Irpini in casa De Marco in Paupisi

La casa DE MARCO, "onde partì il primo grido di riscossa per la Patria" - casa ora venduta! - ricorda, tra l'altro, che in quelle stanze "una volta circondate di feste e di postulanti", morì quasi dimenticato e "per atroce malattia" il 20 luglio 1882 - poco tempo dopo la perdita del Duce dei Mille! - il "Capo degli insorti nella Valle di Vitulano". Sarà ancora dimenticato GIUSEPPE DE MARCO? Una lapide fu fatta murare su una facciata del Comune al valorosissimo Colonnello di GIUSEPPE GARIBALDI - la proposta per tale grado, fatta dal gen. GIUSEPPE AVEZZANA, fu confermata dal Condottiero delle Camicie Rosse! La nuova lapide ricorderà ai posteri - tra l'altro - che GIUSEPPE DE MARCO, nel 1860, da Paupisi, "era uscito comandando il Battaglione de' Cacciatori Irpini, che resse il Governo Provvisorio in Benevento assieme a SALVATORE RAMPONE; che era stato Colonnello Garibaldino; che aveva preso parte al conflitto sciagurato di Isernia, in compagnia di FRANCESCO NULLO...". Per "l'imprudente impresa" del NULLO, i Cacciatori Irpini ebbero moltissime perdite in morti e prigionieri. Cadde da eroe pure il capitano PIETRO RAMPONE, fratello di SALVATORE. La fanfara del Battaglione - "la quale due settimane innanzi, a Maddaloni, aveva salutato col "patriottico inno" la presenza del "Dittatore" - fu "barbaramente trucidata sotto il ponte di Pettorano". Scampò all'eccidio lo stesso DE MARCO che veniva salvato, miracolosamente, dal capitano GIOVANNI ZANELLI di Cautano il quale riuscì pure a nascondere la bandiera del Battaglione. Una lapide a suo ricordo, fu apposta sullo storico Palazzo accanto a quella dei Caduti nella Grande Guerra e reca la seguente, mirabile iscrizione dettata dal Prof. ALFREDO ZAZO dell'Università di Napoli:

DA QUESTO EDIFICIO

CHE SEPPE VICENDE FEUDALI

E FATICOSE CONQUISTE

DI CITTADINE FRANCHIGE

IL 2 SETTEMBRE 1860 I VOLONTARI GARIBALDINI

DI GIUSEPPE DE MARCO

QUI CONVENUTI

DALLA VALLE E DALLA PIANURA

CORRUSCHE DI STORIA

SVENTOLARONO IL TRICOLORE D'ITALIA

SUGGELLANDO L'IDEA UNITARIA

NEL GRIDO SECOLARE DI SAVOIA

PER AUGUSTO VOLERE

DI S.A.R. UMBERTO DI SAVOIA

NEL QUALE PER AVITE VIRTU'

S'INFIORA LA GLORIA DELLA STIRPE

IL MUNICIPIO DI TORRECUSO

.... e lo stesso ZAZO ebbe a dire: "La sua figura (del DE MARCO) meritava di essere meglio conosciuta e più di quello che non appaia negli scarni e non sempre esatti cenni finora tracciati, se il suo ardimento di cospiratore e di soldato gli concesse di segnare una non oscura pagina nella storia del nostro Risorgimento".

 

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